mercoledì 9 ottobre 2013

per chi arriva... senza far RUMORE...

Sono passate tante nuvole in cielo dall'ultima volta che  mi sono seduta a scrivere.
Le stagioni si sono rincorse... mentre io ho rallentato.
Ho trascorso molti mesi sul divano di casa, con gente che andava e veniva, che mi riempiva di premure e si prendeva cura di me.
I miei bambini, i miei animali,  mio marito... tutti messi in una lunga pausa per lunghi mesi, fino a quando, nell'unica calda giornata di primavera, di un Maggio inoltrato, prima del ritorno delle piogge, è venuta alla luce un piccolo fiore, con gli occhi azzurri come Aky, i capelli rossi come Bi e i sorrisi grandi comi Osi... è nata la mia dolcissima Milla.
Milla è arrivata senza far rumore, quando il mio corpo era già pronto ma la mia testa pensava ad altro.
Milla è arrivata perchè doveva arrivare. E' nata perchè doveva nascere e perchè quei lunghi nove mesi a riposo erano solo per me... non tanto per lei che era fortemente attaccata alla vita ancora prima che io scoprissi che esisteva.
E così, i suoi grandi occhi BLU (ancora il blu...) mi hanno rapito nel preciso istante in cui i nostri corpi nudi si sono abbracciati per la prima volta. E per l'ennesima volta, ho avuto la fortuna di vedere la vita appieno!
Milla ha preso posto nella cameretta di Bi, oltre che nella nostra vita e nella nostra perfetta casa, un tempo BLU.
Per lei, ho messo da parte tutto; il mio lavoro di sarta, la mia passione per la cucina e un pò di me stessa.
Ma lo rifarei altre 100, 1000 volte perchè tra me e lei c'è una strana simbiosi che non ho mai sentito con gli altri figlioli.
Osi è stato il primo, e con esso tutte le paure e le ansie. in lui c'è silenzio e sguardi di intesa che hanno mille parole.
Bi è arrivata con la strada già spianata. In lei sento una grande complicità, e tante litigate. Con Bi ho scoperto la vera maternità... quella dolce, tranquilla e serena. Lei è purezza e luce. Lei è realtà...
Poi è arrivato Aky... che si è fatto da solo, uno spirito libero, selvaggio e forte che trascina.
E alla fine arriva lei... la mia dolce e piccola Milla. Lei è la felicità fatta persona che mi cerca in continuazione con i suoi grandi occhi, che prende tutto il meglio che io le offro e di cui si nutre avidamente. Lei esiste...
Sono fortunata? Lo sono eccome... e ringrazio il cielo per queste anime belle che mi sono state messe nelle mani.
E' ora di ritornare a raccontare la fantasia di Tafetà? Io credo di si...


Il ritorno di TOTO'

Quando decisi di trasferire Bi nella sua cameretta, aveva circa 9 mesi. Le regalammo Dodo e con esso, subito dopo, arrivò anche Totò. Totò era una specie di lemure che avevo vinto al Luna Park molti anni prima; non mi era mai piaciuto, ma a differenza di Dodo che eravamo stati noi a scegliere come compagnia per la notte per Bi, Totò fu proprio scelto da Bi. Totò era andato ad aumentare la mia vecchia collezione di peluche che per la maggior parte mi trascinavo appresso fin da quando ero bambina. La stanza di Bi, pertanto, prima del suo arrivo, era destinata alle mie cose da ragazza e quando la rimisi a posto per la piccola di casa, non me la sentii proprio di buttare tutti quei fagottini morbidi nell'immondizia, così, riuscii a collocarli in grandi contenitori porta giochi che puntualmente, Bi svuotava.
Fu in una di quelle incursioni infantili che Bi scoprì Totò. Il loro incontro fu amore a prima vista e non se ne separò più.
Un settembre di 3 anni fa, io e Nist prendemmo i bambini e scappammo sulle montagne per quasi 3 giorni.
Andammo a rintanarci in un posto a me molto caro... la casa di montagna dei miei genitori.
La prima volta che ci avevo messo piede avevo si è no 11 anni e l'ultima volta che la vidi ne avevo 19.
Io e mio padre l'avevamo scovata un'estate, durante una delle nostre passeggiate sulle montagne. Era a pochissimi passi dal paese, ma circondata dal bosco e raggiungibile solo a piedi. Era piccola,  una vecchia baita che poteva contenere fino a 7 persone. Aveva una grande stanza al piano terra e un grande soppalco che si affacciava su di esso
Due mesi dopo, quella casa, era nostra. La grande stanza diventò una cucina con tanto di caminetto e un piccolo bagno, mentre invece il soppalco venne cosparso di materassi che in perfetto stile giapponese doveva rappresentare la camera da letto.
Mamma diede il suo tocco artistico con fiori dentro e fuori e vecchi pezzi in rame trovati qui e là. La proprietà venne chiamata "la nuvola" e papà fece in modo, addirittura, di far spianare una strada per raggiungerla con il grosso furgone di famiglia.
Ci piaceva raggiungere quel posto tutte le volte che potevamo e anche se trascorrevo tutte le vacanze nella piccola casetta BLU della nonna, non era strano che i miei mi venissero a prendere per trascorrere qualche weekend di quiete assieme noi tre.
Poi, con l'esplosione dell'adolescenza, la mia sete di ribellione e dopo l'incontro di Nist, cominciai a detestare quel posto. L'estate dell'anno in cui conobbi Nist, andai comunque a trascorrerla dalla nonna e come di consueto, i miei mi chiesero di trascorrere qualche settimana anche con loro nella baita in montagna. Dal momento in cui misi piede in quel posto, calò il buio. Non trovavo pace tra quelle quattro mura e l'idea che Nist era in vacanza al mare, non faceva che peggiorare la situazione. Passò una settimana e mi accingevo a trascorrerne un'altra, quando, finalmente, la nonna non venne a prendermi.
Alle prime ore del pomeriggio me ne stavo seduta in veranda quando udii il motore di un vecchio maggiolone che si faceva sempre più vicino.
Non potevo credere ai miei occhi... non era la nonna quella che mi era venuta a prendere... o meglio, non solo lei, ma c'era anche Nist. Era il maggiolone di Nist quello che sentivo e finalmente vedevo.
Ripartimmo quella sera stessa e Nist rimase con me e la nonna fino alla fine dell'estate, ma da allora, in quella baita non ci misi più piede fino a quella mattina di Settembre.
Sono stati tre giorni meravigliosi per noi, ma soprattutto per i bambini. Al ritorno, però, Totò era sparito e a Bi venne la febbre alta dalla disperazione. Non lo trovammo più. Nemmeno nella vecchia baita ci fu mai traccia di lui. Smettemmo presto di cercarlo anche se spesso, il mio pensiero andava a quel povero peluche smarrito,ma tutto questo fino a ieri, quando ricevetti un telefonata.
"Ciao tesoro, siamo alla Nuvola"
"Com'è il tempo?"
"Una meraviglia. Perchè non vieni sù qualche giorno con i bambini, devo farti vedere una cosa"
Non me lo feci ripetere due volte e caricata la macchina, ieri pomeriggio, sono partita alla volta della Nuvola.
La mamma non è mai stata di quelle che ti fanno penare prima di confessarti una cosa, e quando ieri sera scesi dalla macchina, dopo aver calorosamente salutato i bambini, mi ha preso per un braccio e trascinata dentro per farmi vedere quella cosa di cui accennava al telefono.
Era eccitata come una bambina il giorno di natale. "Te lo ricordi?"
"Oddio..... dove l'hai trovato?"
" Sotto il tuo materasso"
"Ehhhh.... come sotto il mio materasso?"
"Ti ricordi che hai fatto fare un buco sul pavimento a papà quando comprammo questa casa perchè ci dovevi mettere i tuoi segreti? E che poi per nascondere la porticina di quel buco ci misi sopra il tuo materasso?"
"Si...."
"Ieri mattina ero intenta a fare delle belle pulizie profonde e mi sono imbattuta nel tuo nascondiglio. Sapevo che erano quasi 15 anni che non l'aprivi. Così mi sono permessa di farlo e ci ho trovato dentro due cose. Questo diario e...."
"E? Che altro c'era mamma?"
"Penso che questo appartenga alla mia piccola Bi"
"Totttttttòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòò........................Biiiiiiii.... la nonna ha ritrovato Totò...corri..."
Possibile che non avessi mai pensato di guardare dentro quella specie di apertura che papà mi aveva fatto?
Ora ricordavo tutto. Era sul mio letto che Bi aveva dormito in quei 3 giorni di Settembre ed ecco cosa stava facendo la mattina in cui ce ne andammo quando la sgridai per aver disfatto e spostato tutto il letto ed ecco perchè pianse disperata per tutto il viaggio. Ci aveva messo il suo Totò e io non le avevo dato modo di riprenderselo......
Quando Bi prese tra le mani il piccole lemure, lo osservò a lungo prima di stringerselo al petto. Non mi ha ancora detto se ha un vago ricordo di quel peluche ma sta di fatto che da ieri sera non lo ha ancora lasciato.

e di NUOVI sogni...

"Posso confessarti una cosa?"
"Certo..."
"Sono felice di averti qui, mi sento meno sola"
"Ma non sei da sola. Ci sono i tuoi bambini, la tua casa, i tuoi genitori, i tuoi fratelli, Nist..."
"Clear... i miei genitori sono praticamente in giro per il mondo 364 giorni all'anno; hanno sgobbato per una vita per allevarci ed è giusto che si godano la pensione. I miei fratelli sono un casino... hanno mille impegni, e se non esistesse il telefono non sò cosa sarebbe del nostro rapporto.Nist.... Nist non fa che lavorare e la compagnia e la costante presenza dei miei bambini non sono sufficienti per non sentirmi così oppressa dalle responsabilità".
"Ne hai mai parlato con lui?"
"Parlato? Ma scherzi? Abbiamo 3 figli, un mutuo da pagare per i lavori di ristrutturazione, io porto a casa quel poco che mi concede il mio lavoro di sarta che non è molto e non posso permettermi di lamentarmi... nutro il sogno che prima o poi le cose cambieranno. Lui potrà mandare a quel paese il suo capo che lo fa correre da una città all'altra e lo tiene lontano da casa anche per giorni e finalmente realizzerà il desiderio che aveva prima di imbattersi in me, in questa casa, in questa vita".
"Ma lui è molto felice della sua vita"
"Glielo hai mai chiesto Clear? Lui  felice, forse si, ma è stanco, demotivato"
"Stai serena... io rimarrò qui fino a quando avrai rimesso a nuovo la rimessa"
Era sera tardi quando me ne andai a letto e mi resi conto che l'impresa di riordinare quel buco mi stavano rendendo una di quelle persone depressa da cui mi ero sempre tenuta alla larga. La chiaccherata di quella sera ne era la prova e non doveva ripetersi. Io non ero una "pappamolla"... io ero ben altro. Sarà stato il caldo? Sarà stato il duro lavoro fisico a cui non ero abituata? Sarà stata la presenza rassicurante e materna di Clear? Non lo sapevo, ma di certo, dovevo darmi una bella scrollata. La notte passò, così come erano passate le ultime 10 nottate... in un baleno, sopraffatta da un sonno pesante che al risveglio non mi aveva affatto rimesso a nuovo.
Nist era uscito di buon ora con la valigia in mano e un "torno fra tre giorni... sono stanchissimo!.
Bene, pensai io... di male in peggio.
Udendo quelle parole, Clear fece una proposta ai ragazzi "oggi vi porto al mare...!!!"
"No nooooo.... io devo andare avanti!!!"
"Se non ti senti troppo sola mi porto via i bambini così libera da orari o da bambini da guardare ti concentri sulla rimessa".
Essia....
Mio padre arrivò alle 10 sul suo furgoncino ROSSO pronto a caricare l'impossibile.
Passammo il resto della mattinata a passare al setaccio altri 4 bauli prima di vedere finalmente la luce sulla vecchia rimessa e mia madre ci raggiunse all'ora di pranzo per cucinarci qualcosa.
Mancavo solo un baule, che io conoscevo bene perchè la nonna lo avevo dipinto di un colore che mi aveva accompagnato per qualcuna di quelle estati trascorse con lei: era BLU.
Era stato riposto nell'angolo in fondo della rimessa, forse per un motivo o solo una casualità? Questa domanda uscì dalla mia testa dopo averlo aperto e avere scoperto quello che conteneva. Lì per lì, quando mi rimase solo lui da aprire e settacciare, non rappresentava nulla di diverso dagli altri, tranne che per il fatto che era BLU.
Tanto per cominciare non aveva la chiave infilata nella serratura. Papà fu costretto a forzarla. Il contenuto era stato avvolto in un vecchio telo di stoffa lucida che io conoscevo benissimo: il taffetà e cosa ancora più singolare, quello scampolo era color lavanda.
Cosa contenesse quel baule si svelò presto ai miei occhi. C'erano tutti i miei ricordi di bambina. Bambole, quaderni, i travestimenti che mi confezionava la nonna, le mie ali da fata e... il consumato libro di Peter Pan.
Sulla prima pagina c'era una dedica che non ricordavo di avere mai visto "non smettere mai di sognare".
Sul fondo del baule c'era una busta bianca con su scritto: "per Taffy".
"Oddio....ci risiamo....... anche ora che non ci sei più devi continuare a stupirmi?"
Aprii quella busta e vi trovai dentro una lettera.
La lettera era scritta a mano e la calligrafia era uguale a quella della dedica sul libro.


"Cara Taffy, se arriverai a leggere questa breve lettera, per me significa che la mia vecchia casa blu è andata a te, come volevo.
Tuttavia, il mio vero tesoro, non è mai stata la piccola casetta blu a cui tu eri tanto affezionata.
Il mio vero tesoro, più affettivo che economico è sempre stato rappresentato dai miei innumerevoli bauli. Alcuni erano appartenuti a mio nonno, io li avevo ristrutturati e riportati in vita. Io ho sempre amato "il baule" e tutto quello che esso poteva rappresentare. E' uno scrigno meraviglioso che può contenere i ricordi di una vita. Nella mia, di vita, ne ho collezionati quasi 30 e se sei giunta a questo, quello a me più caro, perchè mi era stato regalato da mio padre quando ero bambina per contenere i miei di giochi, ciò significa che hai avuto modo di aprire tutti gli altri che lo nascondevano.
Questa lettera, pertanto, vuole essere il mio vero testamento.
Lascio a te, Tafetà la mia vecchia casa BLU, tutta la proprietà, questo baule BLU e tutti i 3 bauli contenenti tutte le mie collezioni vintage raccolte in una vita. Sono quelli con impresso sul coperchio una grande  "M" marchiata a fuoco. Questi bauli, sono per me i più cari e preziosi perchè contengono gli oggetti acquistati durante i miei viaggi.
Lascio a mio figlio e a tua madre gli 8 bauli antichi che erano del tuo trisnonno. Sono quelli che sul fondo interno hanno una "S", l'iniziale di mio nonno.
Lascio a tua sorella Fanny i 5 bauli del mio corredo. Mi auguro possa farne buon uso, perchè da bambina amava quei pizzi e le piaceva preparare la tavola con queste tovaglie e i vecchi piatti di fattura inglese.
Infine, lascio ad Alvy, tuo fratello, la mia raccolta di libri da bambini. Lui, è stato per me il miglior ascoltare al mondo e l'unico al quale li abbia letti tutti. Sono contenuti in 5 vecchi bauli che trovai nella piccola casa BLU quando la sistemai.
I bauli, come il loro contenuto, potrebbero avere un grande valore e mi auguro che in tempi bui, possano darvi una mano.
Ti abbraccio,
la tua nonna."


Quando finii di rileggere, per l'ennesima volta, ma questa volta davanti a mia madre, mio padre e i miei fratelli seduti al tavolo della mia cucina, il silenzio regnava ovunque. Fanny era in lacrime, mio fratello le tratteneva a stento e mia madre aveva lasciato la stanza già alla seconda riga.
"Papà.... meno male che ci siamo limitati a svuotare la rimessa. Se avessi anche buttato parte del contenuto di quei bauli non avremmo potuto rispettare queste ultime volontà di Maralyn".
"Eh già! Come al solito, lei era più avanti di noi."
Ci lasciammo con la promessa che ognuno sarebbe passato a prendersi i suoi bauli e così fu.
Mio padre non buttò mai quegli 8 bauli. Mia madre non glielo permise e nella grande casa dei miei genitori essi vi trovarono finalmente un posto, nelle 8 camere da letto. 8 bauli... 8 camere.... alquanto bizzarra la fatalità!
Fanny, invece, ne svuotò il contenuto che andò ad arricchire la sua collezione di tovaglie, pizzi preziosi e porcellane e vendette i bauli che le fruttarono parecchi soldi. Per lei fu il coronamento di un sogno perchè era stata dietro per anni alla nonna chiedendole di venderle parte del suo vecchio e inutilizzato corredo.
Mio fratello fece la cosa più ovvia. Nel suo negozio di libri creò una piccola biblioteca per bambini che riempì con i libri per bambini lasciati dalla nonna e con il ricavato della vendita dei bauli, comprò altri libri per bambini per arricchire ancora di più la sua già grande collezione.
Forse mio padre aveva ragione quando sosteneva che la nonna era sempre più avanti a noi. Perchè erano troppe le fatalità di questa strano testamento.
Quanto a me, rimasi dubbiosa per molto tempo circa il da farsi di quei 3 più 1 bauli. Feci valutare al figlio dell'antiquario del paese il valore di tutto, tranne che del "più 1". Ne uscì una cifra che andava oltre le mie aspettative e che avrebbe risolto non pochi problemi. Il solo baule contenente la collezione di gioielli Vintage potevano farmi chiudere il mutuo sulla casa. Ma come potevo liberarmi di questi tesori a cui la nonna teneva come un figlio?
L'estate finì in fretta, come era iniziata e la rimessa era ritornata quella vecchia "baracca" polverosa sul fianco del cortile che avevo aperto 3 mesi prima. Non l'avevo ridipinta, non l'avevo ripulita, l'avevo solo svuotata.
Quella sera di Settembre, io e Clear eravamo sedute sotto il portico.
Nico era fuori per lavoro, i bambini erano a letto.
"Maralyn non ti ha lasciato quei bauli perchè tu li lasciassi chiusi in quel vecchio scantinatto; lo so che hai passato l'estate con questo cruccio. Tu non mi dici nulla, non ne parli, ma la nonna non te li ha affidati.... te li ha lasciati. Sapeva che non ami i gioielli, sapeva che trovavi bizzarre e assurde le sue collezioni."
"Pensavo di contattare Paola, una vecchia conoscenza della scuola superiore. Lei è responsabile di un museo e potrebbe far valutare correttamente tutta questa roba e poi non voglio che finisca in mani sbagliate"
E così fu. Qualche giorno dopo, ma soprattutto, parecchie telefonate dopo, riuscii a mettermi in contatto con Paola che mi accordò un appuntamento.
Con Clear a badare ai bambini, partii alla volta della metropoli con una piccola valigia piena delle cose che reputavo più significative delle cose lasciate dalla nonna: un paio di parure vintage, un vestito color albicocca sempre vintage, delle posate sempre vintage, una lampada da tavolo, dei soprammobili, tutto vintage. Si insomma, tutto quello che ero riuscita a farci stare.
Paola mi accolse nell'ufficio del grande Museo. Era sempre la stessa. Sempre con lo stesso sorriso riservato e schivo che aveva a scuola.
"Alla fine mi hai cercata tu...  pensare a quante volte ti avevo chiesto di vederci, di risenirci..."
"Hai ragione, ma cosa avevamo da condividere? Avevamo intrapreso strade diverse e una volta esauriti i convenevoli di cos'altro avremmo parlato?"
"Comunque, convenevoli o altro, sono felice di rivederti. Fammi vedere cos'hai per le mani"
Paola rigirò tra le mani quegli oggetti per diversi minuti prima di chiedermi il permesso di assentarsi un attimo. Se ne uscì dalla stanza con un paio di orecchini.
Tornò qualche minuto dopo con un assegno con parecchi zeri e con la promessa che sarebbe passata a casa a vedere il resto di persona. Io vendetti tutto; mi rimanevano un baule blu ancora colmo di ricordi della mia infanzia, tre meravigliosi bauli ormai vuoti con impressa l'iniziale della nonna e un assegno di parecchi zeri.
Era una sera d'autunno, di quelle umide e pungenti che ti preannunciano l'inverno.
Finalmente, dopo parecchie settimane, Nist era di nuovo a casa.
"Possiamo, finalmente, dormire sonni tranquilli. Ho estinto il mutuo... tanto per cominciare"
"Sono felice per te, te lo meritavi"
"Sono io ad essere felice per te"
"Cosa intendi dire?"
"Ora, se lo volessi, potresti far avverare il tuo sogno"
"Taffy, sono i tuoi soldi, non ti chiederei mai una cosa del genere, hai già voluto chiudere il mutuo"
"Ma siamo una famiglia, i miei soldi sono anche tuoi"
"Non in questo caso. Su dai..... vado a letto. Sono stanco"
Caspita.... Nist mi aveva spiazzato. Quel sogno era in parte anche il mio perchè con gli anni lo aveva così talmente tanto coltivato di idee, alle quali mi aveva reso partecipe, che mi ero ritrovata,  un pò alla volta, a desiderarlo anche io. Terminai la mia tazza di tisana calda, spensi le luci della cucina e me ne andai a letto.
Peccato che non riuscii a chiudere occhio. Così due ore dopo scesi di nuovo in cucina alla ricerca di qualcosa di buono da mettere sotto i denti e che mi conciliasse il sonno.  Pane e latte... ecco cosa dovevo mangiare. Ero quello che Maralyn si mangiava durante le lunghi notti insonne che ormai erano diventate una quotidianità con l'avanzare degli anni.
Con una tazza di caldo e zuccherato latte  e grossi pezzi di pane mi posai con la schiena in un angolo della cucina per assaporarmi ogni boccone... ma la cosa bella fu che quella tazza di latte fumante accese la lampadina nel mio cervello. Me ne tornai a letto, rincuorata nello stomaco ma soprattutto nella mente e dormii sonni sereni.
La mattina seguente, dopo aver lasciato i bambini a scuola, telefonai a Nist.
"Dove sei?"
"A casa...."
"Non esci a correre visto che sei di riposo?"
"No... ho voglia di godermi il calduccio di casa e mia moglie. Fuori fa freddo. Tu a che ora rientri?"
"Sto arrivando.... aspettami nel mio studio. Ti devo parlare"
Esplose una sonora risata dall'altra parte.
"Nel tuo studio? Ma Taffy, tu non hai uno studio"
"Ti prego di non offendere la mia officina. Ci vediamo lì tra 10 minuti"
"Ma certo......."
Quando arrivai, Nist era già seduto sul divanetto color ecrù e aveva preparato per entrambi una tazza di caffè. Normale per lui.... deca per me.
"Non è una riunione di famiglia, nè tanto meno una chiaccherata amichevole. Voglio parlare di affari"
"Sentiamo"
"Voglio farti una proposta. Ho intenzione di fare mio il tuo sogno, visto che non vuoi saperne di prendere i "miei" soldi. E..... aspetta... non interrompermi, visto che sei tanto cocciuto e caparbio, vorrei assumerti come dipendenti. Io finanzio e dò una mano.... tu gestisci l'intera baracca. Ci stai?"
"Quando punti un chiodo sei peggio di....... non mi viene in mente nessuno peggio di te.... tranne tua nonna; hai pensato che abbiamo tre figli? E se le cose andassero male? Chi pensa a loro? Ora, almeno, ho un lavoro da schifo che mi fa correre a destra e a manca in giro per il mondo ma che se non altro è una certezza"
"Nist.... per favore.... non cominciare con queste paturnie. Mi hai sempre detto che non appena avremmo avuto i soldi avremmo estinto il mutuo e cercato di realizzare questo sogno. Non rovinare sempre tutto. Buttiamoci per una volta...."
"Buttiamoci? Ma Taffy...... sono passati gli anni in cui potevamo buttarci.... ora dobbiamo stare con i piedi per terra".
"ma Nist.... tutte le parole dette, tutti i sogni.... io a questi non rinuncio."
"tu non hai mai voluto rinunciare a niente se è per questo........"
"cosa insinui? che sono capricciosa? a me non basta sopravvivere.... io voglio vivere. Abbiamo tre figli, abbiamo una bella casa, ma non voglio pensare che tra 30 anni potrei avere i rimorsi di non aver provato, quando potevo, a realizzare un sogno. E poi, siamo stanchi di averti con il contagocce. Che rischio corriamo? Quello di perdere i soldi che investiremo su questa cosa? Ben venga..... ma se non altro starai finalmente con noi. E' vero che ora abbiamo la sicurezza, ma non abbiamo te!"
Nist abbassò gli occhi......
"scusa...... ma i cambiamenti, come le responsabilità, mi spaventano......."
"fai le tue considerazioni.... pensaci.... con o senza di te, io mi butterò in  questa impresa.... mi trovi di sotto"
Non ci parlammo per l'intera giornata, e la mattina successiva nemmeno... Consumammo una colazione veloce, io portai i bambini a scuola, lui uscì al lavoro e tutto questo senza nemmeno salutarci.
Rientrai a metà mattina con le borse della spesa cariche, e fradicia da capo a piedi per colpa del temporale.
Quando varcai la soglia della porta, Nist era lì, seduto al tavolo della cucina.
"Ma cosa ti è successo?"
"Cosa è successo a me? Cosa è successo a te? Sono le 10 del mattino. Che ci fai a casa?"
"Ho dato le dimissioni.... e se mi tieni forte la mano, mi butto con te.. nel sogno"
Ma questa è un'altra storia.

...di ombre dal PASSATO

L'annuncio dell'inverno, in casa Tafetà, solitamente è esclusiva di Bi perchè le si riempiono le mani di una dermatite strana. Il rossore alle piccole manine arriva esattamente un paio di giorni dopo l'arrivo del primo vento gelido... nemmeno kili e kili di crema placano lo sfogo... ma questa è un'altra storia.
L'inverno è fortunatamente un lontano ricordo in questi giorni di calura equatoriale che hanno portato la tanto agognata estate. Ma se come per l'inverno c'è sempre un campanello a preannunciarlo, così anche l'arrivo dell'estate viene proclamato a voce univoca dai miei bambini nel preciso istante in cui si rifiutano di andare a scuola. Succede pressapoco tutti gli anni entro i primi 10 giorni di giugno e anche quest'anno non si sono certo risparmiati. Ha cominciato Bi con i capricci al risveglio, le ha fatto seguito Aki a colazione e ha completato il quadro Osi a scuola. Se per loro l'anno scolastico è stato lungo e faticoso, per la loro mamma è stato devastante: Osi e Aki da andare a prendere non prima delle 16, Bi che si limitava a mangiare a scuola e poi la dovevo andare a prendere subito dopo il pranzo; poi corri ad accompagnare Bi a ginnastica, porta Osi al corso di recitazione, vai a prendere Aki a nuoto. Le mie giornate erano scandite dai loro appuntamenti fissi e mentre poi loro, se ne stavano spaparanzati sul divano a ricaricare le energie, io mi dovevo occupare di tutto il resto... la casa, le bollette, il mio lavoro, il mio lavoro extra, i miei animali ecc.ecc. E tutto questo senza l'aiuto di Nist che se ne esce al mattino presto e  non rincasa prima di cena.
Ecco perchè al primo segno di cedimento io sono ben felice di tenermeli a casa, per godermeli un pò, per allentare un pò i ritmi, perchè mi piace sentire la casa piena delle loro grida;  un ritornare bambina quando la casa un tempo BLU della nonna, si riempiva del vociare mio e dei miei fratelli, prima della separazione estiva.
Era tutto scandito dalla luce del sole. Ci svegliavamo al mattino presto, quando il sole, nonostante fosse già alto in cielo non aveva ancora la forza di scaldarci la pelle rinfrescata dalla brezza spumeggiante dell'alba. Ci si vestiva, si correva  giù nell'orto con la nonna che ci dava un'innaffiatoio a testa e poi tutto si faceva fuorchè abbeverare le piccole piante di pomodori. Il risultato era che già prima della colazione eravamo inzuppati da capo a piedi con orrore della nonna che ci rincorreva per il cortile con la zappa in mano. Le colazioni erano un tripudio di colori con le marmellate della nonna, il pane fatto in casa e il burro quasi giallo di Luca, il contadino della grande fattoria vicino a casa. Il resto della giornata passava lento tra giochi, corse e qualche sonnellino che scappava qui e la. La sera poi era il momento della giornata che io preferivo. Eh si, perchè si giocava a nascondino. Ci si ritrovava con i bambini del vicinato, con la mia amica Silvy, con i miei fratelli e si giocava fino a quando comparivano le prime lucciole e la nonna si era stancata di sentire battere sulla grondaia "punto mio libera tuttiiiiii.....................". Era bello, era proprio bello.
Poi Fanny e Alvy partivano e io, sola, facevo tuffi nella fantasia fingendomi fata, principessa, pirata, maestra, ballerina e quant'altro con la complicità della nonna  e così fino al suono della prima campanella di Settembre.
I miei figli, però, alternano momenti di puro divertimento ad altri di pura noia. Ma io non ero così!!!
Così mi devo spremere quotidianamente il cervello per cercare come far passare loro il tempo. Nist mi ripete in continuazione: "lascia che si arrangino, lascia che si annoino e vedrai che prima o poi qualcosa si inventeranno". E io a questo non ho mai pensato? Ovvio che si, con il risultato che Aky mi distrugge letteralmente casa, quando non lo trovo appeso a qualche albero a testa in giù o devo giocare a nascondino anche un'ora prima di trovarlo, Osi si fa un tutt'uno con il divano a lamentarsi per la noia e Bi si attacca a me come una cozza e chiacchera, chiacchera, parla, parla, canta, canta.... mi stordisce la testa e arrivo a sera che il cervello è come un pallone. Così sono costretta a dar loro qualcosa da fare e  9 volte su 10 questo produce una reazione strana: Aky va avanti spedito e lo diverte un sacco rendersi utile, Osi parte con i lamenti più disperati ma alla fine si appassiona e Bi parte con l'entusiasmo a mille ma trova mille scuse per abbandonare me e anche i fratelli per dilettarsi in tutt'altro.
La scorsa estate avevo chiesto loro di aiutarmi a sistemare tutta la vecchia rimessa della nonna. Era l'unica parte della proprietà che ancora non avevo osato rimettere a nuovo, nè tanto meno sistemare. Un lunedì mattina sembravamo usciti dalla serie di CSI, muniti di guanti e mascherina. C'era da svuotarla, buttare il superfluo, ripulire tutto, tingere i muri dentro e fuori, e sistemare il tetto, anche se di quest'ultima cosa se ne sarebbe occupato Nist nel weekend. Erano anni che non entravo in quel posto; mi ero limitata a portare fuori la vecchia Mustang, lo scorso anno, e poi avevo richiuso il portone con il vecchio catenaccio arrugginito lasciato da Maralyn.
Quando entrammo ognuno manifestò una reazione diversa. Ad Aky gli si illuminarono gli occhi all'idea di distruggere parte di tutta quella roba ammassata nella lunga vita della nonna, Osi era pietrificato, Bi tirava su il naso alla vista dei centimetri di polvere, ragnatele e sporco che si presentò ai nostri occhi e io fui presa dallo sconforto perchè avevo finalmente realizzato quanto lavoro ci sarebbe costato rimettere a nuovo quel posto. Mio padre arrivò un paio d'ore più tardi sul vecchio furgone un tempo ROSSO pronto per caricarlo di cianfrusaglie, ma si arrese all'evidenza e si rimboccò le maniche per darci una mano, prima di dilettarsi a buttarle.
Mio padre aveva sempre detestato l'ossessione di mia nonna di tenere qualsiasi cosa, motivo in più, per lui per dare sfogo a quel desiderio sopito per anni, di gettare, finalmente, le cose obsolete e futili che la nonna, sua madre, aveva accatastato per anni. Quando lo chiamai per dirgli "Papà, hai del tempo libero per aiutarmi a portare via tutto il ciarpame che c'è in rimessa?", non mi stupì affatto quando mi rispose "Anche domani....".
Tutto era stato scrupolosamente ordinato in grandi bauli di legno che, con le mille altre cose, la nonna adorava collezionare. Una dei suoi passatempi preferiti, infatti, era quello di girare per vecchie fiere dell'usato alla ricerca di vecchi bauli che rimetteva a nuovo, riempiva e puntualmente accatastava in rimessa. Per quale motivo, poi, ancora non mi era chiaro.
A condire la già caotica mattinata però era stata un'inattesa telefonata dalla metropoli: "Pensavo di partire domani mattina presto e di anticipare la mia visita per evitare le code di vacanzieri, ti dispiace? Ho voglia di stare con voi"
Eccola là.... ora facciamo la frittata! Quando mia suocera ci faceva visita, per il suo appuntamento fisso mensile, mi dedicavo anima e corpo alla casa per due giorni interi per pulire a fondo, ordinare e rendere tutto impeccabile. E questa volta non l'aspettavo prima di quindici giorni!!! Così, con una casa che sembrava uscita dal cartone di Alice nel Paese delle Meraviglie e montagne di roba vecchia accatastata fuori dalla rimessa, mi accingevo ad accoglierla; ero pronta alla pubblica umiliazione... ero pronta a vedere lo spettro della disapprovazione negli occhi di quella donna a cui, però, dovevo molto. Ma correre dei rischi era nel  mio stile e sò che sarei sopravvissuta anche a questo.
Quando Clear varcò il portoncino di casa (mio suocera è figlia di genitori inglesi), nel suo perfetto completo chic, con la sua perfetta acconciatura british, con il suo indiscusso stile mondano, per un attimo sentii sulle spalle tutto il peso del duro lavoro, soprattutto mentale, degli ultimi due giorni. Mi si piazzò di fronte, mi fece una radiografia completa da capo a piedi, mi abbracciò forte e mi disse: "Tesoro... ma cosa ti è successo? Don't worry, Clear is here for you".
Non si curò minimamente del disordine in casa, sistemò le sue cose nella stanza che era solita occupare, si tolse il suo perfetto completo chic, si preoccupò di proteggere la perfetta acconciatura british con un grande foulard e si mise al lavoro. Rassettò casa, me la portò agli antichi splendori e nel frattempo si occupò di me e dei bambini con pranzi e cene generose. Capivo dall'amore con cui curava noi e quel posto che adorava  quella casa, forse perchè aveva conosciuto la sua vecchia inquilina, forse perchè, assieme alla nonna, avevano trascorso lunghi pomeriggi sedute  sotto il portico a sorseggiare "limonata corretta" e a raccontarsi. Quando la Nonna se ne andò, per lei fu un duro colpo. Clear mi aveva più volte dimostrato di essere la somma di due personalità completamente opposte: nella metropoli, tra la sua cerchia di amici e conoscenti era la signora per bene, austera, rigida e molto riservata che tutti volevano, con me, con i bambini, e soprattutto in quella casa, lei toglieva quei panni da lady inglese per vestire quelli di una persona autentica, generosa e schietta.
Con una casa linda, profumo di burro misto a zucchero e pane lievitato che escono dalla cucina mi sembrava finalmente di essere tornata bambina e quando al tramonto voltai lo sguardo verso il portico della casa, per un attimo ebbi un sussulto mentre osservavo l'ombra allungata di una donna seduta nel vecchio dondolo. Sembrava proprio l'ombra di lei, l'ombra della donna che mi aveva cresciuta nelle calde estati dell'infanzia e invece, realizzai essere Clear e cominciai a nutrire la speranza che ritornasse a nella sua casa di città il più tardi possibile.

La pensione TAFETA' è al completo

A volte, penso che siamo tutti marionette di quella meravigliosa magia che io chiamo "fato".
Ho ritrovato Silvy, una vecchia amica della scuola, che è ritornata da meno di un anno, dopo lunghi ispiranti viaggi in giro per il mondo.
La madre, che al contrario di lei, non ha mai gradito prendere neppure un autobus in vita sua, vive qui, dall'altra parte del paese. Quando Silvy ha rimesso piede in città, si è limitata a fare 2 cose: contattarmi e riprendere la sua vecchia passione per i cani.
E' stato come mettere tutto in "stand by" per quasi 15 lunghi anni e di colpo ridigitare su quel "play"con l'unica eccezione che la vita ci aveva rese meno competitive e ancora più amiche.
Silvy, ormai, è parte integrante della famiglia; per i miei 3 bimbi lei è la Zia Sissi con grande orgoglio della mia vecchia amica.
Ma il destino, o fato, o come lo si voglia chiamare, non si è limitato a farci rincontrare... ha fatto molto di più.
Eh si, perchè zia Sissi fa la volontaria al canile della città. Visto il nostro amore incondizionato per gli animali, Sissi porta spesso con se il mio primogenito, Osi, e la mia secondogenita, Bi e insieme trascorrono ore a fare passeggiare i cani.
Sia mai che lo scorso Aprile qualcuno ha lasciato una cesta, proprio davanti al canile, con 2 piccoli cuccioli. Una femmina e un maschio, per la precisione, Mela e Macchia.
Sta di fatto che i due piccoli cani, passavano le nottate e le giornate a piangere. Smettevano solo alla vista di Osi e Bi.
Sta di fatto che un bel giorno, Sissi mi invita a fare una visita al canile, per farmi vedere le grandi doti di "dog sitter" dei miei, di cuccioli.
Sta di fatto che era un trabocchetto, era solo una perfetta macchinazione di Sissi, Osi e Bi per far sì di portare a casa quei due cani.
Innamorarmi di quei cuccioli? Riduttivo... ma rimasi ferma sulla mia decisione: 1 marito, 3 figli, due pesci rossi, 7 tartarughe, e 5 gatti, per me erano più che sufficienti per rendermi piena la vita. Non avrei mai potuto permettermi di aprire le porte anche a 2 cani, anche se lo spazio, specie nel nostro cuore, di certo non mancava. Restava il fatto che, alla fine della fiera, avrebbe toccato a Taffy, cioè a me, rimboccarmi le maniche e badare a loro.
Quella notte, passò funesta con tanti incubi, forse dovuti alla forte emicrania. A peggiorare le cose, i musetti tristi dei miei bambini e il sorriso accusatorio di mio marito che già dalla sera prima mi aveva pregato di accontentare i bambini.
Quella mattina, dopo aver infilato tutti nel pulmino della scuola, aver corretto il nodo alla cravatta di Nist e aver pulito un pò casa, mi rifugiai nel posto a me più caro della casa: la mia cucina, un tempo cucina della nonna ma che aveva ancora una cosa di quella vecchia della nonna: il soffito BLU.
Ci rimuginai a lungo ma non ebbi alcuna risposta. Per una volta, la mia casa non voleva collaborare. Voleva forse che fossi io a decidere? Fu in quel istante che suonò il campanello. Era Sissi.
"Ieri sera, dopo che te ne sei andata, è venuto al canile una certa Franca. Tu la conosci, vero?"
"Si... è la pazza che abita in centro. Quella che passa il tempo a stendere panni in poggiolo solo per sentire i fatti degli altri"
"Bah... io questo non lo sò, ma ha chiesto se avevamo dei cuccioli e Flavio, gli ha fatto vedere Mela e Macchia; sembra abbia una mezza idea di regalare un cucciolo al suo nipotino".
"AHHHHHHhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh...... cosa? A quel despota di un bambino? Ma siete impazziti? Il cucciolo non vivrebbe più di 3 giorni con un personaggio del genere. E' cattivo, è manesco, non ha rispetto di nessuno"
Era chiaro... era palese... era cristallino come l'aria di Aprile che respiravo quella mattina che non avrei potuto permettere di far dividere quei due cuccioli e tanto meno lasciarne uno alla peggior specie di bambino che io avessi mai conosciuto. Lo scorso anno, la nonna, alla cronaca questa Franca, gli aveva regalato un coniglio. Lui lo aveva preso, messo in una botte e fatto rotolare giù per la collina. Del povero coniglietto, era rimasta solo la candida pelliccia.
Presi la borsa, spinsi Sissi in macchina, chiusi a chiave la porta e mi fiondai al canile.
"Li prendo, tutti e due. Quanto vi devo?"
"Signora... basta un'offerta."
Feci un'offerta talmente sostanziosa che mi assicurò la completa fiducia di Flavio: mai e poi mai avrebbe venduto un cucciolo a quella donna.
Quel pomeriggio, quando i bambini rientrarono a casa, ad accoglierli c'erano anche loro: Mela e Macchia.
Il caso vuole, però, che questi due piccoli teneri cuccioli, abbandonati sull'uscio di un freddo portone, in una uggiosa giornata di Aprile abbiamo finalmente ritrovato una mamma: si.... IO!!!
Non ho pace, mi seguono ovunque, non mi lasciano mai sola, ma mi viene spontaneo chiedermi: dopo un mese di forzata e amata convivenza, potrei, ora, fare a meno di loro?
La risposta è chiara a me tanto quando ai miei figli.
A conti fatti, ora ho: 1 marito, 3 figli, 2 pesci rossi, 7 tartarughe, 5 gatti e 2 cani.
E la Franca?
Ho saputo da Sissi che è ritornata al canile e che ha ripiegato su un cucciolone di Lupo Cecoslovacco di 9 mesi tutt'altro che docile.
Ho saputo, anche, sempre da Sissi, che il despota, da quando gli è stato regalato "Lupo" non è più tanto despota... è più... un agnellino!!!
Ho saputo che infine, sempre da Sissi, che forse, Osi e Bi potrebbero avere un futuro, se lascio loro coltivare questo amore sconsiderato per gli animali.
Faccio sapere, invece, io, ai miei figli, che la pensione per animali di Taffetà è ufficialmente "AL COMPLETO"!!!

martedì 29 maggio 2012

di tartarughe e di CREATIVITA'!!! Firmata OSI!


Nella piccola casetta, un tempo BLU, oltre a noi, vivono anche 2 pesci rossi, di proprietà di Aky, 5 gatti (quel che è rimasto dei 50 della Nonna), che sono esclusiva di Bi, e 7 meravigliose tartarughe terrestri, gioia e orgoglio del mio piccolo, grande Osi. Questa passione è genetica perchè Nist ha sempre avuto un debole per questo singolare animale. Nist è cresciuto nella metropoli, è nato e ha vissuto per anni in un grande appartamento della "città bene"; prima di incontrare me non aveva mai fatto la conoscenza dei granelli di polvere, non aveva mai dormito su di un letto disfatto dalla notte prima, non aveva mai indossato dei jeans non stirati e tanto meno, non aveva mai avuto un giardino. Fatta la mia conoscenza e dopo esserci invaghiti l'uno dell'altro, aveva detto addio ai suoi lussi e con pochi spiccioli "miei", ma tanti di suoi, ci eravamo rintanati per un paio d'anni in un vecchio e squallido appartamento alla periferia della metropoli fatto di una piccola cucina che si affacciava sulla camera da letto e un vecchio bagno che dovevi disinfestare prima di entrarci. La casa era poi cosparsa di riviste (mie), vestiti (suoi), foto (nostre) e "soprammobili tartaruga" che aveva collezionato per anni. Ma tutto questo ci bastava, fino a quando mamma mi telefonò per dirmi che la nonna mi aveva lasciato la piccola casetta BLU.
Dopo neanche un anno, Nist comprò la prima tartaruga... figuriamoci... non gli pareva vero!
Ricordo ancora che l'andammo a comprare alla fiera del paese e che la portai a casa nel cestino della mia bicicletta. Era non più lunga di 10 cm e come casa si scelse il vecchio gelsomino che cresceva sulla parete esterna della casa. Fu così che Nist decise di chiamarla "Gelsomina". Dopo di lei arrivò Vasco. Vasco non ebbe vita lunga, per colpa di un cane randagio che lo azzannò. Piansi per giorni... adoravo quel "maestoso tartarugo". Per alleviare le mie pene dalla perdita di Vasco, Nist portò a casa altri 2 esemplari; una, era la più indifesa e adorabile tartaruga che io abbiamo mai incontrato. Era piccola, veniva dalla stessa covata di Vasco ed era cieca da un occhio e la chiamai Priscilla. E' tutt'ora alquanto strana, fa cose strane e mangia in modo strano, ma io le voglio un gran bene. L'altra è un maschietto... a tutti gli effetti. Il nome, Angelo, non gli si addice proprio perchè vive in funzione dell'accoppiamento. Si sveglia in primavera e trascorre l'intera estate a fare una sola cosa... Poi, una calda primavera, ci regalò il piccolo Cuba e con lui, anche Takuma. Takuma non è nostro. Takuma è di un amico di Nist che vivendo in un piccolo appartamento ci chiese di badare a lui. Poco male... una più... una meno. Siamo a cinque.... ne mancano 2! Le ultime all'appello sono nate la scorsa estate. A battezzarle con un nome non ci abbiamo ancora pensato perchè, a parte Priscilla, io non riesco più  a riconoscere chi è una e chi è l'altra. Solo in piena stagione degli amori, distinguo Angelo e Gelsomina... ma non oso rivelare come...
Osi adora questi animali. Forse perchè sono silenziosi e saggi come lui? Io penso di si.
Sta di fatto, che anche Osi, come il padre, mi ha invaso la casa di tartarughe. Quando disegna, Osi disegna tartarughe, tutte le sue coperte, siano esse invernali o estive, hanno raffigurato tartarughe (e sono stata pure brava a trovarle), fino all'anno scorso, girava per casa con un guscio di tartaruga di gommapiuma sulla schiena  che gli avevo fatto con le mie sante manine. L'anno in cui rimasi incinta di Bi, lo portammo in un parco famoso per le tartarughe. Sapeva a malapena camminare ma fu lì che disse la sua prima parola "UGA".
Quando arrivò Cuba, la piccola Bi aveva 1 anno e Osi 2. Lasciammo che la nuova arrivata trascorresse il suo primo inverno con noi, anzichè con i suoi simili in giardino rintanata in una tana sotto la terra e Osi la curò e se ne prese cura personalmente, alla faccia dei suoi 2 anni. Osi girò per casa tutto un inverno con la piccola teca in cui viveva Cuba sotto braccio. Osi dormiva nel suo letto e sotto al letto ci stava la teca di Cuba. Osi mangiava e sopra al tavolo affianco a lui c'era la piccola teca di Cuba. Osi giocava sul tappettone e vicino a lui c'era sempre Cuba.
Nist, un giorno, mi disse "le tartarughe appena nate devono fare il letargo; con l'arrivo della primavera, sicuramente, Cuba morirà e a Osi gli si spezzerà il cuore". Io non ci avevo mai creduto... tutt'altro. Passò l'inverno, arrivò la primavera e Cuba sopravvisse. Penso che il miracolo sia stata opera dell'amore di Osi.
Comunque sia, Osi ha una tale venerazione per le tartarughe, ma ancora di più per la sua sorellina, che lo scorso anno, in occasione del suo 4° compleanno decise di farle un regalo meraviglioso. Osi aveva vinto al luna park una tartaruga di peluche. Era gialla e con il muso verde. Un giorno arrivò da me con questo pupazzo in mano: "Mamma, la voglio regalare a Bi per il suo compleanno". "Ma sei sicuro Osi? Dormi da 2 anni con questa tartaruga...". "Ma io sono grande, non posso più dormire con i pupazzi e visto che a Bi piace tanto e me la ruba sempre, gliela voglio regalare." "Va bene Osi; cosa dici se la laviamo prima di impacchettarla?" "Mamma ho un idea: perchè non la facciamo più bella?".
Osi aveva avuto una bellissima idea... Il giorno stesso andammo nella merceria del paese a raccattare stoffe, bottoni e altro e quella sera, chiusi nel mio laboratorio in soffitta, ci divertimmo come non  mai a rifare il look alla vecchia tartaruga di Osi e visto la strana mania di Bi di nascondere piccoli oggetti ovunque (e non scherzo...), la pancia del vecchio pupazzo divenne una tasca porta oggetti.
Manco a dirlo che Bi sprizzò gioia da tutti i pori e qualche tempo dopo, Osi chiese il mio aiuto per rifare  il look anche al vecchio Biscotto, trasformandolo in un porta pigiama.... sempre per la sua adorata sorellina Bi.


venerdì 23 marzo 2012

Una casa per le fate



Quell’estate provai a catturare una fata.
Quanti non l’hanno mai fatto? Non penso siano in molti… comunque, io ci provai e questa mia nuova fissa, opera non fu, che della nonna.
Aspettavo il momento della fine della scuola, tanto quanto una sposa aspetta il giorno delle nozze. Io non l’aspettavo per il gusto di stare in vacanza, ma per le avventure che mi sarei inventata nella piccola casetta BLU della nonna. Poi, c’era di bello, che per 3 mesi, lei, la nonna, sarebbe stata solo per me… saremo state solo io e lei.
Nella sua più totale bizzaria, la nonna collezionava libri di fiabe per bambini. Aveva cominciato quando mio padre era piccino, poi aveva continuato con Fanny e Alvy e ora si dilettava con me; lo faceva “per vedere la vita con più leggerezza”… così mi ripeteva.
Nella vecchia libreria c’èra un mondo intero di fantasia. C’erano libri e libri di principesse, orchi, draghi, elfi, robot ma uno solo che parlasse di fate: era quello di Peter Pan. Avevo sei anni, in fatto di lettura me la cavavo a stento e scoprii quel libro che era appartenuto a mia sorella Fanny. Io lo sfogliai e ne rimasi folgorata. Fu in quel libro che feci il mio primo vero incontro con una fata e costrinsi la nonna a fare 4 cose:
  1. leggermi tutte le sere la fiaba di Peter Pan
  2. andare quante  più volte possibili in paese nella piccola biblioteca alla ricerca di libri sulle fate
  3. farmi un paio d’ali
  4. costruirmi una casetta per le fate

Entro la fine dell’estate, la nonna me ne lesse  una abbondante dozzina.
E tutti parlavano di fate. Fate dei fiori, fate delle piante, fate dell’inverno, fate dell’estate… fate… fate, fate e solo fate! E Taffy? Io mi svegliavo di buonora, indossavo le mie ali, svolazzavo tra i campi tutto il giorno e le toglievo solo prima di andare a letto. Nemmeno in bagno mi sognavo di togliere le mie ali.
Ricordo anche che tentai di farmele crescere. La nonna aveva un rigoglioso orto di piante officinali e mi ripeteva spesso “Fanno miracoli”. Mi faceva bere l’estratto di melissa quando non riuscivo a dormire, mi raschiava i denti con le foglie di salvia per rendermeli splendenti, mi spalmava di unguento di timo quando ero raffreddata e molto altro ancora. Così, una mattina, presi un po’ di tutto e obbligai la nonna a prepararmi un bel decotto… Le ali non spuntarono, ma in compenso passai un’intera giornata al bagno.
Tentai un’altra strada. Catturare una fata per rubarle un po’ di polvere magica che mi avrebbe permesso di volare.
Ma dove l’avrei trovata una fata? Come potevo catturarla? La nonna, che mi assecondava come fosse stata la mia compagna di merende, mi costruì una casetta di legno che colorai di ROSA, con il tetto ROSSO e decorai con tutto quello che trovai per la casa. Fiori di plastica, perle, perline, stoffa, pizzi, bottoni e quant’altro e cosa importante, montai, proprio fuori dalla porta, un piccolo campanellino che mi avrebbe avvertita della presenza di una fata.
Appesi la casetta fuori dalla mia finestra, nel piccolo poggiolo e attesi…. per giorni… per settimane, fino a quando quel campanellino suonò!!! E alla fine…. Suonò.
Ricordo che era una stato un giorno alquanto afoso. Era sul finire di luglio, erano all’incirca le dieci di sera e in lontananza si avvertiva che un temporale estivo, molto presto sarebbe arrivato a farci visita. Io ero distesa nel mio lettone, con affianco la nonna che mi rileggeva per la centesima volta la fiaba di Peter Pan, quando sentii quel “din-din….”.
Poi silenzio
Poi ancora “din-din….”
Poi silenzio.
Avevo il cuore che andava a mille e gli occhi erano spiritati peggio di quelli di Pippicalzelunghe. Mi avvicinai alla finestra spalancata in punta dei piedi, la nonna mi seguiva facendo altrettanto e…. vidi, finalmente, la magia: la piccola casetta delle fate stava ondeggiando dolcemente appesa alla sottile catenella che la sorreggeva; per effetto di quel movimento il campanellino aveva cominciato a tintinnare.
“Din-din-din…” ripetutamente.
E con il timore, un po’ di essere scoperta, un po’ per quello che vidi, me ne rimasi a debita distanza. Scorsi, attraverso le piccole finestrelle, una fioca luce bianca che svolazzava. Il tutto durò al massimo un minuto…. Poi ci fu il rumore di un tuono e con esso il levarsi del vento forte e quella piccola luce, si spense.
Non la vidi più.
Arrivò la fine di Agosto, ritornai a casa, ricomincia la scuola e ben presto mi immersi in nuove avventure e mi dimenticai della mia fata, per sempre… o fino alla scorsa estate.
Bi che con i suoi 4 anni è molto, ma molto più avanti della sottoscritta, ha scoperto le fate già a 3 anni, e io che con la ristrutturazione della casa BLU della nonna non avevo buttato quella vecchia casa delle fate, una volta decisa, quale stanza sarebbe toccata a Bi, gliela appesi fuori dalla finestra, con grande gioia della mia piccina che conosceva a memoria i particolari di quel magico incontro che c’era stato tra la sua mamma e una fata.
E così, sempre alla fine di Luglio, ma di 29 anni dopo, la mia piccola fatina ritornò a farmi visita.
Bi si era appena distesa nel letto quando udimmo quel “din-din….”
Poi silenzio.
Poi ancora “din-din….”
Poi silenzio.
Mi portai l’indice alla bocca “ssssshhhhhhh” e girandomi verso Bi feci segno di seguirmi.
In punta dei piedi ci avvicinammo alla finestra e rividi, finalmente quella piccola e fioca luce bianca, attraverso le finestrelle della casetta, che fluttuava nell’aria. Il timore di quella bambina di 6 anni non c’era più, come del resto la sua totale innocenza e sotto gli occhi luccicanti di Bi mi avvicinai. Nella piccola casetta non c’era una piccola fata, ma una piccola lucciola.
“Mamma….. la vedi? Mamma… mamma…?”.
“Si Bi…. Ma non facciamoci vedere, parla piano. E’ piccola, è bellissima, ha le ali azzurre e il vestito LILLA, del tuo colore preferito”.
“La voglio vedere…. Mamma, prendimi in braccio e fammela vedere”.
E ora? Cosa mi sarei inventata? Come potevo prenderla in braccio, farle vedere che dentro non c’era la sua fata ma una lucciola? Io avevo vissuto tutta l’infanzia credendo in quella magia e non potevo farla svanire alla mia Bi.
Ma nel preciso istante in cui la presi in braccio, cominciò a levarsi forte il vento, un lampo squarciò il cielo e la piccola luce bianca si spense. Forse, la mia piccola casa, un tempo BLU, mi era venuta in aiuto… o forse, qualcun altro… forse… la magia di una fata?
Consolai Bi, in lacrime, perché non era riuscita a vederla, per quasi mezz’ora, mentre fuori un temporale estivo bagnava la piccola casa della fate. Poi, il temporale cesso e con esso il pianto interrotto di Bi che si era finalmente addormentata tra le mie braccia.
La nostra fata non fece più ritorno, ma Bi, per precauzione, mi fece costruire una nuova casetta, in vista dell’inverno, da appendere nella sua cameretta.
“Sai mamma, nel cartone di Trilli dicono che sono le fate dell’inverno a portare il freddo. Devi farmi una casetta per l’inverno da appendere dentro alla mia cameretta, perché fuori la mia fata non può starci. E falla con le porte chiuse così se arriva il temporale la mia fata non si bagna”.
Detto fatto!!! Mamma Taffy ha provveduto… la casa è stata costruita con vecchi ritagli di feltro e la porta è stata ben sigillata, come da indicazioni di BI!!!
La  fata non è ancora ripassata… ma mi chiedo come farà ad entrare….